Storia di Ripalta Nuova

Storia di Ripalta Nuova

Il nome di questa località non appare in nessun documento anteriore alla prima metà del sec. XII anche se ritrovamenti di oggetti casalinghi risalenti al II - I secolo a.C. fanno pensare all'esistenza di insediamenti ben più antichi sul nostro territorio. La prima menzione è fatta dallo storico Lodigiano Ottone Morena, che nel suo "De rebus Laudensibus", parlando di Federico Barbarossa all'assedio di Crema, dice che:

"Imperator a porta Serrii, ultra ipsum Serrium et fere usque ad portam de Rivolta…castrametatus est"; dove è da notare la forma "Rivolta" senza latra aggiunta. Si tratta, tuttavia, di località antichissima, che entra a far parte della stessa organizzazione di Crema città, nell'epoca anteriore al Comune.

Posta nel punto più alto della riva (78 m.) sopra un rilievo formato dall'antica Isola Fulcheria, essa dovette sorgere quando al Serio non si era ancora aperta la nuova e più breve via tra le due Ripalte (Vecchia e Nuova n.d.r.).

In quel tempo il Serio, urtando contro la barriera ripida e alta su cui essa sorgeva, era costretto a deviare sulla sua sinistra, rovesciandosi nella bassura (71 m.) che si allargava in quel punto a mattina dell'Isola, per poi scaricarsi nell'Adda presso Pizzighettone.

Porta Ripalta

Questa porta era la più importante fra le quattro della città (Crema n.d.r.). Dopo il 1449, all'epoca dell'inizio della Signoria Veneta, essa era il punto di passaggio obbligato per tutti quelli che andavano o giungevano da Venezia, per questo motivo fu ancora chiamata, in altri tempi, Porta S.Marco. Il leone che ora sta sulla torre del Comune, stava prima sulla torre di quella Porta eretta nel 1490 da Rettore Nicolò Priuli.

La storia di Ripalta si confonde naturalmente con quella della città, in particolar modo all'epoca della formazione del libero Comune e specialmente nel periodo dell'assedio. E quando Crema, ricostruita, vien divisa nelle 27 vicinanze, la Porta di Rivolta è quella che mostra l'organizzazione più salda e più scelta. Ad essa fanno capo, dal di fuori, Rpalta, Rivoltella, Castel Minore, Zappello e forse altri nuclei abitati extraurbani.

Passaggi storici

Ripalta, passaggio obbligato per tutti coloro che o discendevano da Crema all'Adda e al Po o vi risalivano giungendo da mezzogiorno, vide, il 29 dicembre 1154, la sfilata dell'esercito guidato da Federico Barbarossa in persona, che si recava alla Dieta di Roncaglia.

Il Fino (storico locale n.d.r.) narrando i particolari dell'entrata dei Veneti in Crema, il 16 settembre 1449, afferma che l'esercito guidato da Giacomo Loredano e Sigismondo Malatesta, passò il Serio fra le due Ripalte, accampandosi poi presso le mura, deciso ad aver ragione della città. Difatti, era quello il punto in cui il fiume, dato il riavvicinamento delle rive, poteva essere più agevolmente varcato. Passati in destra, essi presero l'antica strada carreggiata che poi fu chiamata Strada Bolana.

Il 14 ottobre 1705, due mesi dopo la battaglia di Cassano, passò per Ripalta l'esercito imperiale, condotto dal Principe Eugenio di Savoia, diretto ai suoi quartieri d'inverno, situati presso Verona. Ma impeditone dal Maresciallo di Vendòme, dovette rifare la strada, ripassando da Ripalta il 16 ottobre per ritornare a Crema e, di lì, costeggiando il Serio, tentar inutilmente di passarlo fra Pianengo e Ricengo. Gli riuscì finalmente di superare l'ostacolo a Castel Gabbiano, dove passò il fiume dirigendosi a grandi giornate verso Verona, col nemico sempre alle spalle.

Storia Religiosa

Ripalta appartenne, fin dalle origini, alla Diocesi di Cremona. Quei vescovi vi avevano dei beni fondiari, giacchè sappiamo che Sicardo Vescovo di Cremona, aveva concesso ai Conti di Palazzo Pignano l'investitura delle decime di Rivoltella, di Ripalta e di Ricengo. Probabilmente questi di Ripalta facevano parte delle immense possessioni dei Capitani di Rivoltella e dovettero passare ai Vescovi di Cremona nel 1041.

La parrocchia di Ripalta, ebbe a sé unita la popolazione di Ripalta Vecchia fino al 27 agosto 1584. Benché manchino documenti, essa deve essere antica, come si può dedurre dal culto di S. Lorenzo, S. Caterina M., e S. Cristoforo. Al primo era dedicato un beneficio semplice già antico nel 1581; a S.Caterina era dedicata una piccola chiesa che si trovava nell'area (un tempo n.d.r.) occupata dalla Casa Severgnini, all'estremità meridionale dell'abitato. Fu demolita nel 1810 e l'altare, dopo varie vicende, fu trasferito in chiesa parrocchiale.

Nell'area che lo Zavaglio identifica come proprietà Severgnini, ora fortemente rimaneggiata, rimane ad oggi solo l'antica casa padronale "palazzo", dalle classiche linee ottocentesche e solo da una visione dall'alto si riesce a vedere l'originario perimetro dell'intero complesso che costituiva il cascinale; nella probabile zona che si presume essere stata occupata un tempo dalla chiesa di S. Caterina, col passare degli anni vi si edificò prima un porticato per la cascina, ed attualmente è sede della centrale Sip di Ripalta Cr.(N.d.R.).

A S. Cristoforo era ed è dedicata la chiesa parrocchiale.

E' forse per la speciale posizione di Ripalta, sulla sponda di un fiume anticamente ben più ricco d'acqua, più rovinoso e di difficile traghetto, che la popolazione scelse a proprio patrono e a titolare della chiesa questo santo. La vecchia chiesa più piccola, sorgeva al posto dell'attuale: all'altare del titolare era collocata una tela dipinta nel 1600 dal pittore cremasco Tommaso Pombioli, soprannominato Conciabracci. Quando la vecchia chiesa fu abbattuta, il quadro fu tolto e posto nella casa parrocchiale.

Restaurato negli anni '70 e ritornato sull'altare dedicato al santo patrono, per poi essere di nuovo tolto con l'ultimo intervento di restauro in atto (N.d.R.).